Gela. Le bollette “d’oro” degli ultimi mesi sono anche figlie di una delibera che l’Ato idrico Cl6 emise ormai nel 2016. Atto che sia la Cisl che l’associazione Adiconsum impugnarono, ritenendolo del tutto illegittimo. A tre anni di distanza, però, il Tar non si è mai pronunciato. Un vulnus, che insieme a tanti altri, pesa non poco su una situazione generale sempre più compromessa, soprattutto per gli utenti. La protesta contro Caltaqua e il caro bollette si estende e le posizioni assunte dal commissario dell’Ato Rosalba Panvini non fanno altro che esacerbare gli animi. Il servizio stenta ad essere efficiente, ma allo stesso tempo nelle case degli utenti arrivano conguagli, con cifre esorbitanti. I controlli dell’Ato, anche a detta del sindaco Lucio Greco, sono praticamente inesistenti. Quattro componenti su sette della commissione tecnica, presieduta dalla stessa Panvini, si sono espressi per lo scioglimento anticipato del contratto che lega comuni e azienda italo-spagnola. Il sindaco Greco è alla testa del fronte che vuole la risoluzione anticipata. “A tre anni di distanza dal nostro ricorso – dice il segretario confederale della Cisl Emanuele Gallo – non capiamo perché non arrivi una decisione. E’ una fase cruciale e riteniamo che il ricorso vada valutato nella sua interezza. L’azione giudiziaria avviata da Cisl e Adiconsum è stata l’unica, finalizzata a contestare la legittimità dei criteri adottati per gli aumenti della tariffa”. La delibera, firmata dal commissario Panvini, autorizzava un incremento di una media del 5 per cento annuo, dal 2016 al 2019 (5,2 per cento nel 2016, 5,1 per cento nel 2017, 4,7 per cento nel 2018 e 4,7 per cento nel 2019). “L’impugnativa nasce dal fatto che a fianco dell’aumento della quota variabile, consentito da una delibera dell’autorità nazionale per l’Energia sulla base degli investimenti effettuati, avrebbe dovuto essere prevista una riduzione della quota fissa che l’Adiconsum calcolava in circa 50 euro a famiglia – spiegava il sindacalista al momento della presentazione del ricorso – ma quest’ultima riduzione, nella deliberazione dell’Ato del 28 giugno 2016, viene posticipata al 2017 e non anche dall’1 gennaio 2016 come invece risulterebbe logico e appropriato”.
I legali che si rivolsero ai giudici amministrativi, gli avvocati Angelo Urrico e Giuseppe Impaglione, sono certi che non si sia tenuto conto della distinzione tra quota fissa e quota variabile dell’articolazione tariffaria. Già tre anni fa, si calcolava che dal 2007 al 2015, il costo dell’acqua in provincia di Caltanissetta era aumentato del 52,3 per cento. Numeri insostenibili anche per il Forum dei movimenti per l’acqua pubblica, che ha fatto parte della commissione tecnica, attraverso il referente Antonio Surace, schierato per lo scioglimento anticipato del contratto. “Sul ricorso anche i sindaci devono farsi sentire – dice Surace – le tariffe derivano da quella delibera dell’Ato che è stata impugnata. I sindaci dovrebbero agire per ottenere la trattazione del ricorso. Abbiamo il diritto di avere una pronuncia da parte dei giudici”.
Una Vergogna collettiva che rispecchia il modo in cui le istituzioni di questo paese (italia) trattano i propri 6 figli