Gela. Non un atto d’amore politico verso la nuova “Italia Viva” di Matteo Renzi, ma sicuramente l’ex sindaco Angelo Fasulo e il suo gruppo politico sembrano intenzionati a rilanciare un’area moderata in città. “Italia Viva? Non è una questione di tessere – dice Fasulo – personalmente, non ero a Catania alla convention di Renzi. Spero, però, che possa esserci spazio per unirsi e sviluppare un’idea politica. C’è tanta gente in città che crede nell’area moderata. Questo territorio merita un’espressione politica che lo rappresenti”. Fasulo ormai da tempo ha messo da parte la politica attiva. Dopo la sconfitta del 2015, che consegnò le chiavi del municipio all’allora grillino Domenico Messinese, sfiduciato tre anni dopo, ha iniziato a rivedere il suo rapporto con il Partito Democratico, fino al divorzio definitivo. Non sono mancate le voci, comprese quelle che lo davano nell’alveo forzista, sponda Mancuso. Ormai, non parla più del suo recente passato politico. La dirigenza dem, in più occasioni, ha lanciato un messaggio lapalissiano. Il segretario cittadino Peppe Di Cristina e i suoi vogliono un partito “nuovo”, che si metta alle spalle l’esperienza del Pd schiacciasassi, del quale Fasulo è stato uno dei riferimenti, ma che si è “macchiato” del caso Eni, con la riconversione costata migliaia di posti di lavoro. “Quello era un partito che riusciva a portare al ballottaggio due candidati – chiosa l’ex sindaco – aveva la maggioranza in consiglio comunale ed era l’espressione di riferimento della giunta. Affrontava le questioni, alcune volte probabilmente anche sbagliando. Oggi, invece, non si riesce neanche a formare una lista per le amministrative. Per il resto, non mi occupo più delle cose del Pd e non voglio entrarci”. Una frattura irrecuperabile con la dirigenza di un partito, che è un pezzo importante dell’alleanza “arcobaleno” del sindaco Lucio Greco. Fasulo e la dirigenza di allora avevano in mano i passe-partout di una città che si trovava ad affrontare un cambio d’epoca, dalla produzione di idrocarburi alla riconversione green, con tanto di posti di lavoro finiti nel nulla.
“In quella fase – conclude – ho cercato di parlare con la massima sincerità alla città. A cinque anni di distanza, è chiaro che chi riteneva di poter modificare il protocollo, riattivando le linee, diceva solo bugie. Neanche una virgola è stata cambiata. Probabilmente, tutti volevamo salvare vite e avere una città più pulita. Era un obbligo di legge. Non si poteva fare diversamente. Forse, non sono riuscito a farlo comprendere nel migliore dei modi. Oggi, comunque, mi sembra che la città abbia un’identità da ricostruire. La classe dirigente, politica, economica e professionale, è sempre più nascosta. Tutti dovremmo impegnarci a darle un’anima e a trovare un gruppo che ne sia il motore”.
Renzi verrà ricordato per aver chiuso la raffineria e mandati in fumo il destino delle bonifiche e lo spopolamento delle maestranze locali. Chi sarà con Renzi sarà complice del disastro socio economico della città.
Per la serie avvolte ritornano.
Non e riuscito neanche a svendere la propria citta.
Ora parra