Gela. Dopo ventisette anni di Sicilia, se ne va il giudice riservato e di poche parole, ma con la schiena dritta. Arrivato sull’isola insieme ad altri giudici ragazzini, ai tempi delle stragi di mafia, lascia Gela da presidente del tribunale. Il magistrato milanese Paolo Fiore si trasferisce in Corte d’appello a Torino, dove sarà sostituto procuratore generale, di nuovo in prima linea. Oggi, si è congedato, davanti a tanti colleghi, agli avvocati del foro, al personale del tribunale, ai magistrati onorari, alle forze dell’ordine e al prefetto di Caltanissetta Cosima Di Stani. Li ha ringraziati tutti. “E’ stata un’esperienza bellissima – ha detto commosso – lascio un tribunale che adesso viene percepito come una struttura efficiente, nonostante le emergenze endemiche che ci troviamo ad affrontare”. Nel periodo della sua guida, sono state completate 22 mila “sopravvenienze civili” e 10 mila penali. “Lo abbiamo fatto in un contesto complesso”, ha proseguito. In questi anni, il tribunale e la procura hanno lavorato in emergenza, con evidenti buchi di personale. Anche i prossimi mesi non saranno facili, a seguito di una serie di trasferimenti. Il testimone da Fiore, in questa fase, lo raccoglierà il giudice Miriam D’Amore, attuale presidente della sezione penale del tribunale. A salutarlo, si sono succeduti i vertici dell’ordine degli avvocati, il procuratore Fernando Asaro e i giudici Veronica Vaccaro e Lirio Conti. Tutti si sono soffermati sull’aspetto personale e caratteriale di un magistrato, dai modi non appariscenti ma dalla profonda conoscenza del diritto.
“Ai giudici dico sempre di seguire il suo stile – ha spiegato il presidente D’Amore – senza dilungarsi in eccessivi cappelli motivazionali”. Prima di concludere il suo saluto ufficiale, Fiore l’ultimo pensiero l’ha rivolto al futuro del tribunale, chiedendo massima attenzione alle istituzioni del territorio.