Gli albori civici, i finanziamenti e l’agorà: Di Stefano dall’occasione persa al successo

 
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Di Stefano festeggia davanti al comitto elettorale

Gela. Dall’esperimento civico di cinque anni fa (con una lista che fece subito l’exploit), quando sembrava vicino alla candidatura a primo cittadino muovendo poi il passo a favore dell’avvocato Greco, all’ingresso in Comune e questa volta da sindaco. Per Terenziano Di Stefano, che oggi ha ricevuto pieno mandato dalla città distanziando nettamente l’ingegnere Grazia Cosentino, il percorso non è stato facile. La giunta Greco la lasciò insieme ai suoi di “Una Buona Idea” non accettando il tentativo di inversione con obiettivo centrodestra. Da allora, partì per i civici la strategia della responsabilità. In consiglio, seppur all’opposizione, depotenziarono la mozione di sfiducia a trazione centrodestra e soprattutto diedero priorità ai provvedimenti chiave, dal Pef per il nuovo servizio rifiuti e fino agli atti finanziari e alle variazioni di bilancio, ritenuti prioritari nella cornice della crisi del municipio. Nel frattempo, Di Stefano e i civici hanno stretto un rapporto istituzionale e politico anzitutto con i grillini del Movimento cinquestelle. Il neo sindaco, nella sua esperienza in giunta, si è sempre intestato il lavoro intorno al mare magnum dei finanziamenti. Così, i capitoli “Agenda urbana”, “Rigenerazione urbana”, “Qualità abitare” e la nuova programmazione 2021-2027 con l’Unione dei Comuni, sono stati ponti di collaborazione con i riferimenti nazionali e regionali del Movimento cinquestelle e non solo. Palazzo di Città ha potuto usufruire di stanziamenti per circa duecento milioni di euro, se si considerano pure punti come quello delle royalties estrattive, sulle quali i civici e Di Stefano hanno ancora una volta lavorato con contatti bipartisan, senza troppi vincoli politici. La fine del rapporto con Greco, mai rinnegato dall’allora assessore Di Stefano, ha segnato probabilmente l’inizio di un ragionamento finalizzato ad un progetto politico differente e anche questa volta privo di troppe restrizioni ideologiche. Di Stefano e i suoi hanno aderito all’agorà politica e il lasciapassare definitivo lo ha sottoscritto il parlamentare Ars Nuccio Di Paola, che lo ha voluto alla guida della coalizione con tratti accentuati progressisti e civici. Un’agorà che si è man mano ricompattata, con il sì del Pd (la lista è la seconda in assoluto per consensi), e con qualche defezione, come quelle del laboratorio “PeR” di Miguel Donegani e dei moderati di Italia Viva, poi confluiti nel patto largo con il centrodestra. Inizialmente, sembrava che l’agorà e il “progetto Gela” di Di Stefano avessero difficoltà a mettere insieme i numeri necessari. Seppur partito in anticipo rispetto agli altri competitor, il neo sindaco ha tenuto un profilo non troppo altisonante. Agli elettori si è presentato con sette liste, mettendo insieme tra gli altri pure gli autonomisti, i comunisti e i riferimenti di “Sud chiama nord” e “Azione”.

La tagliola del cinque per cento al primo turno ha bloccato quattro liste e da lì Di Stefano e i suoi, risultati dietro all’ingegnere Cosentino e al centrodestra ufficiale, hanno iniziato gradualmente a colmare il divario. Il primo cittadino appena eletto ha avuto consensi decisamente trasversali, di fatto svuotando il bacino dell’avversario fino a ridurlo al minimo. Il risultato odierno ne è riprova. Il civismo del suo gruppo non l’ha mai voluto barattare ma questa volta non ha perso l’occasione per mettersi alla prova e probabilmente in uno dei periodi più difficili per la città e per l’ente. Il municipio aspetta il suo ingresso ufficiale e le priorità immediate già non mancano: dal dissesto all’emergenza idrica.

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